GIOVANNI RABONI
A MIO FRATELLO, L’ ULTIMO INVERNO
Vivi, io e
te, per quanto? Non facciamola,
non ha senso questa domanda. Vivi
finché è stasera, fino a quando
continua sullo schermo la partita
e ancora si può sperare che uno
dei nostri, magari in extremis,
magari nei minuti di recupero,
riesca a segnare. Non c’è tempo
che non sia questo tempo
qui dove siamo, nella casa
che è la tua casa e che ogni tanto
la domenica sera
diventa anche la mia casa,
in questo labirinto
di secondi dove tu mi precedi
dei soliti quattro anni e cinque mesi
che una volta davano le vertigini
(tu un ragazzo e io un bambino,
tu un padre e io ancora un figlio)
e adesso non sono più niente,
meno della durata di un’azione,
meno del tempo che ci vuole
a un mediano di spinta
per raggiungere l’area di rigore.
non ha senso questa domanda. Vivi
finché è stasera, fino a quando
continua sullo schermo la partita
e ancora si può sperare che uno
dei nostri, magari in extremis,
magari nei minuti di recupero,
riesca a segnare. Non c’è tempo
che non sia questo tempo
qui dove siamo, nella casa
che è la tua casa e che ogni tanto
la domenica sera
diventa anche la mia casa,
in questo labirinto
di secondi dove tu mi precedi
dei soliti quattro anni e cinque mesi
che una volta davano le vertigini
(tu un ragazzo e io un bambino,
tu un padre e io ancora un figlio)
e adesso non sono più niente,
meno della durata di un’azione,
meno del tempo che ci vuole
a un mediano di spinta
per raggiungere l’area di rigore.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου