ALFONSO
GATTO
SERA
DI ROMA
O grande prateria del cielo, o rosa
decrepita, alle cupole sbandate
del temporale la città furiosa
delle speranze brucia l'estate.
L'odor di Villa Sciarra è autunnale,
piove dal verde muschio dei suoi marmi
sulla spoglia dell'aria con l'uguale
lentezza delle foglie, quasi a darmi
il ricordo dei secoli e dell'ora
vana che splende ai simulacri e all'erme.
Scesa al sepolcro già la terra odora
al suo buio gradito nelle ferme
chiese dove s'annuvola la notte.
E' come un sogno s'io ricordi il nome
scritto sui marmi scritto sull'oblio,
dimenticato sulle fresche chiome
dei morti che ci dicono addio.
O grande prateria del cielo, o rosa
decrepita, alle cupole sbandate
del temporale la città furiosa
delle speranze brucia l'estate.
L'odor di Villa Sciarra è autunnale,
piove dal verde muschio dei suoi marmi
sulla spoglia dell'aria con l'uguale
lentezza delle foglie, quasi a darmi
il ricordo dei secoli e dell'ora
vana che splende ai simulacri e all'erme.
Scesa al sepolcro già la terra odora
al suo buio gradito nelle ferme
chiese dove s'annuvola la notte.
E' come un sogno s'io ricordi il nome
scritto sui marmi scritto sull'oblio,
dimenticato sulle fresche chiome
dei morti che ci dicono addio.
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