Τρίτη 30 Μαρτίου 2010
ΕΝΑΣ ΠΟΙΗΤΗΣ ΠΟΥ ΑΡΕΣΕ ΠΟΛΥ ΣΤΟΝ ΔΙΟΝΥΣΙΟ ΣΟΛΩΜΟ
ONOFRIO MINZONI (1734-1817)
RIME SULLA MORTE DI CRISTO
I
Quando Gesù con l'ultimo lamento
Schiuse le tombe e la montagna scosse,
Adamo rabbuffato e sonnolento
Levò la testa, e sopra i piè rizzosse.
Le torbide pupille intorno mosse
Piene di meraviglia e di spavento,
E palpitando addimandò, chi fosse
Lui che pendeva insanguinato e spento.
Come lo seppe, alla rugosa fronte,
Al crin canuto, ed alle guance smorte
Colla pentita man fe' danni ed onte.
Si volse lagrimando alla Consorte,
E gridò sì, che rimbombonne il monte:
Io per te diedi al mio Signor la morte.
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SU LO STESSO ARGOMENTO
Dolores inferni circumdederunt me.
PS.17
Deus meus, ut quid dereliquisti me?
MATT. 27
II
AHI! che mi attenda un infernal tormento,
L’Eterno Figlio tra le nubi disse :
E’ l Vate, ch'era ad ascoltarlo intento,
L'alte parole sospirando scrisse.
Aii! che dal Padre abbandonar mi sento :
Sul duro tronco, or' ha le membra affisse,
Or egli grida; ed al feral lamento
Imbruna il Sol per non usata eclisse.
Signor, t'intendo. La terribil ora,
L'ora crudel si è questa, in cui ti strugge
L'immenso duol che profetasti allora.
Correr a Dio con instancabil voglia,
E veder, che sdegnoso egli sen fugge,
È dell'inferno l'infinita doglia.
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SOPRA GLI STESSI DUE TESTI
MEDITAZIONE
III
IL giusto Iddio, quanto nel cupo inferno
L'Empio ne va più sitibondo in traccia,
Tanto da sè più disdegnoso il caccia,
Ed hanne i disperati ululi a scherno.
Così fa del suo Figlio aspro governo,
II rigetta così dalla sua faccia,
Nè per chiamarlo, che dolente ei faccia,
Gli si volge in soave atto paterno.
Ma tempo fu, che il Nume in traccia corse
Del Peccatore, e il Peccator fuggío:
Cristo no dal suo Padre unqua non torse.
Or perchè viene anch'ei posto in obblio?
Perchè dell'Empio le sembianze ha forse?
Sì: ben or veggio, chè sia colpa, e Dio.
Από το βιβλίο: RIME E PROSE / DI OMOFRIO MINZONI / FERRARESE / EDIZIONE COMPLETA / PRECEDUTA / DALL’ELOGIO DELL’AUTORE / MILANO / PER GIOVANNI SILVESTRI / M.DCCC.XXX.
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